giovedì 11 dicembre 2008

Se..

Se fossi l'uomo più potente della terra cosa faresti??

Di sicuro con i se non si ottiene nulla, però sognare a volte non fa male. Sono molte le cose che si potrebbero fare, da quelle più importanti come operare per cercare di raggiungere un pò di pace nel mondo a quelle più personali per togliersi qualche sfizio. Naturalmente ogni persona che raggiunge il potere lavora per i propri interessi ma voi cosa fareste??

venerdì 5 dicembre 2008

Hina, confermati 30 anni al padre.

La Corte d'Assise d'Appello di Brescia ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Mohamed Saleem, il padre di Hina, la ragazza pachistana uccisa l'11 agosto 2006. Ha invece ridotto da 30 a 17 anni la pena per i due cognati della vittima, considerati complici nell'omicidio. Allo zio della giovane sono stati invece confermati i 2 anni e 8 mesi di carcere. La madre di Hina ha accolto con urla di disperazione la conferma della condanna.

La donna, in stato confusionale, è stata portata via da un'ambulanza. Poco prima della sentenza, il padre di Hina aveva lanciato un appello ai giudici. "Le volevo bene", ha detto il genitore della ragazza uccisa perché voleva vivere all'occidentale. "Non ho partecipato al delitto, ero in un'altra stanza, lo giuro su Gesù Cristo", ha poi aggiunto invece uno dei due generi condannati per l'omicidio della giovane.

Tratto: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo435213.shtml

Episodi come quello accaduto ad Hina non possono far altro che inorridirci al solo pensiero. Si potrebbero tirare molte conclusioni, alcune delle quali partendo da un presupposto religioso, ma non è ciò che cercherò di fare. La religione è intrinsecamente legata all'essere di una persona, alla sua formazione, ai suoi costumi, ai suoi modi di fare e benchè la famiglia di Hina fosse in Italia da molto tempo non è riuscita ad assimilarsi alla popolazione del posto. Lei però ci aveva provato. Lei che voleva vivere come un'occidentale aveva portato nella sua famiglia uno smacco ineguagliabile. E allora cosa restava da fare? Il padre la uccise.

Oggi la stessa persona ha avuto la forza di affermare davanti al giudice: "Le volevo bene". Non esistono scuse per gesti simili. Non può esserlo una religione -forse troppo rigida- e nemmeno uno scatto di ira o qualsiasi altra giustificazione, questa è pazzia. Per arrivare a commettere il reato peggiore per un essere umano, ovvero uccidere la persona a cui hai dato la vita, dev'esserci all'origine una punta di follia e nonostante ciò rimane una cosa inconcepibile. Davanti a queste sentenze la sola cosa che mi viene da dire è che ogni pena potrà essere solo troppo breve.

venerdì 28 novembre 2008

Sfida i terroristi per la figlia.

Ora è stremato e allo stesso tempo emozionato, ma le ultime 36 ore sono state un vero incubo per Emanuele Lattanzi, marito e padre dei due ostaggi italiani liberati dall'hotel Oberoi/Trident. Il cuoco italiano verrà però ricordato anche per il suo atto di eroismo, come lo ha definito lo stesso ministro Frattini: "Emanuele ha sfidato i terroristi rientrando in hotel per portare il latte in polvere da dare alla figlia di soli sei mesi".

Prima che la figlia fosse liberata, Emanuele, il cuoco italiano dell'hotel Oberoi era corso nell'albergo ancora occupato dai terroristi per portare il latte in polvere alla bambina. "Un gesto coraggioso" lo ha definito Franco Frattini che lo ha riferito ai giornalisti al suo arrivo a Città del Messico per una serie di incontri bilaterali.

La piccola, italiana come la madre, ha sei mesi e già giovedì il padre aveva raccontato che il problema più immediato che la moglie doveva affrontare da quando era iniziato l'attacco terroristico era come darle da mangiare. Per questo Emanuele aveva deciso di tentare il tutto per il tutto, era entrato nell'hotel e portando con sè il latte aveva raggiunto la stanza in cui si trovano la moglie e la figlia.

Tratto: http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo434455.shtml

Questa è la dimostrazione che in alcuni casi esiste relamente qualcosa per cui vale la pena rischiare la vita. Non servono altre parole per descrivere questo gesto.

giovedì 20 novembre 2008

Superspinello.

Un uomo è stato assolto dall'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio anche se la dose, con la quale è stato trovato, superava i limiti previsti per il consumo personale. E' successo a Genova, dove il giudice ha prosciolto il reo "perché il fatto non costituisce reato", mentre il magistrato aveva chiesto un anno di prigione. La difesa aveva chiesto clemenza perchè la quantità di hashish era stata portata a un concerto rock.L'uomo, un panettiere genovese, era stato scoperto e denunciato dalla guardia di Finanza durante controlli condotti all'ingresso del concerto dei Subsonica, a Genova, nel dicembre 2007. Aveva circa 20 grammi di hashish, quando il limite per uso personale arriva a 5 grammi.

L'avvocato difensore del commerciante ha sostenuto, davanti al giudice, che un concerto rock è un'occasione "particolare" e una dose un po' più "sostanziosa" di stupefacente può essere fatta passare come "personale".

Tratto: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo433676.shtml

E' uno scandalo che quest'uomo sia stato assolto dalle accuse di spaccio per le ragioni sopra citate!! Il limite personale in Italia arriva a 5 grammi e non esistono scuse plausibili per il fatto che l'uomo avesse con sè 20 grammi di hashish, ed è inammissibile che un concerto rock venga considerato come un'occasione "particolare" per poter trasgredire e che questo giustifichi le eccessive quantità di stupefacenti dell'accusato. Bisognerebbe considerare allora quali possono essere le condizioni "particolari" per poter abusare di queste sostanze, perchè se si considera tale un concerto rock lo stesso potrebbe valere per un compleanno o qualsiasi altro di tipo di evento.
Questo non fa altro che sottolineare i limiti delle leggi italiane, inflessibili solo in teoria e non nella pratica. Se è considerato reato possedere una quantità maggiore a 5 grammi di hashish bisogna attenersi a queste regole e imporle in ogni situazione, perchè se esistono delle scusanti o delle situazioni particolari grazie al quale si può scavalcare questa legge, essa perde di valore. Per questo motivo credo che assolvere l'imputato sia stata una soluzione troppo leggera, perchè d'ora in poi si cercheranno sempre delle occasioni "particolari" per poter evitare il reato. Ma questa è l'Italia!!

venerdì 14 novembre 2008

"Ora Eluana può morire."

La Cassazione scrive la parola fine per il calvario di Eluana Englaro e, dichiarando inammissibile il ricorso della procura generale di Milano, di fatto dice sì a staccare il sondino che la tiene in vita forzata da quasi 17 anni dopo un incidente stradale. «È la conferma che viviamo in uno stato di diritto», commenta subito il padre Beppino, che per dieci anni si è battuto per lasciar morire la figlia, ma la decisione dei supremi giudici provoca l' immediata reazione del Vaticano. «È un fatto gravissimo dal punto di vista etico e morale», dice mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Accademia della Vita, parlando di un «attentato alla vita» e invitando il Parlamento a «formulare una legge, il più possibile condivisa, perchè venga evitata qualsiasi esperienza di eutanasia passiva o attiva nel nostro Paese».

Tratto: http://www.leggo.it/articolo.php?id=12203

Giorni come questo aiutano a riflettere su un importante tema quale l'eutanasia e a ricercare i motivi per cui secondo alcune persone sia ritenuto un atto moralmente giusto mentre per altre no. Il caso di Eluana Englaro è molto significativo, caratteristico per i risvolti presi nelle vicende giudiziarie ovvero un'infinta battaglia del padre per porre fine alla "sofferenza" della figlia. Ciò che più mi fa riflettere sono delle domande a cui fatico trovare risposte:
si può stabilire realmente se l'eutanasia sia giusta o sbagliata? Chi ha diritto di decidere sulla vita di un altro? Quando bisogna rinunciare alla speranza?

Molti sono i casi in cui è stata richiesta l'applicazione dell'eutanasia, ma consideriamo in particolare quello di Eluana. In coma da 17 anni, le speranze di riacquisire coscienza sono minime secondo il parere dei medici e benchè la speranza sia l'ultima a morire per Eluana non si prevedono miglioramenti. Il padre, tutore della ragazza, da anni chiede per la figlia l'interruzione dell'alimentazione. Richiede dunque l'eutanasia. Questo provoca "l'indignazione" della Chiesa che ritiene la pratica immorale ed una forma di omicidio, ed una spaccatura tra la popolazione divisa in favorevoli e contrari.

Secondo me non si può
affermare che l'eutanasia sia giusta o sbagliata e non si può nemmeno stabilire quando sia giusto perdere la speranza, se dopo un anno, se dopo i pareri negativi dei medici, oppure mai. Non è nemmeno facile capire se sia giusto lasciare prendere decisioni sulla propria vita ad altri, ma credo che le decisioni prese dai cari e dai tutori della persona in considerazione siano altrettanto ponderate quanto sarebbero state le decisioni dello stesso. Solo coloro che vengono coinvolti in prima persona possono realmente capire la questione. Per questo motivo sono a favore dell'eutanasia, perchè credo che sia giusto dare ad ognuno la possibilità di decidere in merito alla propria vita, o come nel caso trattato lasciare ai suoi cari l'onere della decisione.

mercoledì 5 novembre 2008

Spazio all'ingegno.

Giorgio è un bel ragazzo che vive a Monte Nevoso ed ha due fidanzate, una che vive a Colle Fiorito e l'altra che vive a Poggio Ameno. Giorgio vuol bene a tutt'e due e non sa decidersi tanto che quando deve andarle a trovare non sa scegliere da chi andare e lascia decidere al caso; infatti quando arriva alla stazione per prendere il treno prende il primo treno che passa.

Sia il treno per Poggio Ameno che quello per Colle Fiorito passano ogni 10 minuti, eppure Giorgio, che esce di casa in orari sempre diversi e casuali, prendendo il primo treno che passa si ritrova 9 volte su 10 a casa della ragazza di Colle Fiorito.

Com'è possibile?

martedì 4 novembre 2008

4 novembre, un giorno da ricordare.

Oggi si celebra il 4 novembre ed è sconcertante sapere che solamente in pochi ne ricordano il significato. Novant'anni fa, proprio in questo giorno, l'Italia raggiungeva l'unità nella sua pienezza, dimostrando al mondo la propria capacità di risollevarsi come popolo. Il 4 novembre, sebbene in conclusione di un periodo di guerre, pose fine alle discordie di una nazione, che fino a quel momento era spezzata internamente, riunendo gli italiani sotto una stessa bandiera; ma questo giorno che dovrebbe unirci viene spesso ignorato a discapito di altre festività, come la liberazione e la repubblica. Date altrettanto basilari, ma che racchiudono l'immagine di un Italia divisa.

Nel primo caso il 25 aprile significò la fine della dittatura e dell'occupazione nazista, ma anche la divisione tra un'Italia fascista ed una anti-fascista. Nel secondo caso il raggiungimento dell'attuale ordinamento costituzionale e la divisione tra una parte repubblicana ed una fedele alla monarchia. A differenza il 4 novembre festeggia la conclusione del processo unitario, con il raggiungimento dell'unità d'Italia.

Per questo motivo credo che andrebbe valorizzata questa ricorrenza. Il 4 novembre infatti andrebbe ricordato in nome di coloro che, a partire dalle guerre d'indipendenza fino all'unificazione dell'Italia, hanno dato la loro vita per un ideale di unità. Per quelle persone che pur di realizzare i propri ideali nel raggiungere l'unità d'Italia non sono più tornate, per coloro che ritornarono ma che combatterono con lo stesso ardore, per tutti quelli che impegnarono la propria vita nel ricercare l'unione di un paese diviso. Per tutti loro e per ciò che hanno fatto dobbiamo ricordare questo giorno.